Ho letto un libro acquistato per caso su una bancarella per pochi centesimi “A che servono i filosofi?” di J.F.Revel (1958). Una frase su tutte:
“Invece di parlare di ciò di cui vogliamo parlare e di esprimere le nostre idee, ci serviamo di formule prese in prestito da frammenti di sistemi, le poniamo come entità esistenti e ci abbandoniamo in mezzo ad esse a una specie di lavoro di rappezzamento, a uno scambio di note diplomatiche, a un gioco di compensazioni, a laboriosi negoziati”
Revel si rivolge qui ai filosofi che in un eccesso di accademismo si trincerano dietro schemi, paradigmi e dottrine. Ma la stessa cosa accade quando ognuno di noi si nasconde dietro frasi fatte, modelli e schematizzazioni che non ci appartengono né ci rappresentano.
La filosofia inizia proprio da lì: nell’interrogazione di ciò che si dà per scontato.